La pratica della consapevolezza

Consapevolezza significa la capacità di vedere una caffettiera e sentire gli uccelli cantare a modo proprio, e non nel modo in cui ci è stato insegnato” (A Che Gioco Giochiamo, Berne-1964)

La consapevolezza che coltiviamo attraverso la meditazione ci guida a vivere nel presente, coinvolgendo tutti i nostri sensi senza giudizio, così come eravamo capaci di fare da bambini. I sensi svolgono un ruolo cruciale nella vita e nello sviluppo infantile, permettendo al bambino di esplorare e conoscere il mondo prima ancora di esprimere concetti attraverso le parole. La consapevolezza, intesa come “stare nel presente” senza giudicare, rappresenta una capacità innata che possiamo riscoprire da adulti. Impariamo ad osservare gli stati della nostra mente, a riconoscere quando è in avversione, quando è distratta da desideri di una realtà diversa, o ancora quando è pervasa dall’avidità, o immersa nella confusione. Impariamo a stare con la mente nel momento presente, accettandola così com’è, senza aggiungere o togliere nulla.

La consapevolezza è un dono per chiunque desideri affrontare la vita quotidiana con serenità. La sofferenza, lo stress, l’ansia e l’angoscia derivano spesso da un modo distorto di concepire noi stessi e la vita. Attraverso la meditazione mindfulness, miriamo a vivere in sintonia con chi siamo, senza condizionamenti del passato che impediscono alla nostra mente di essere libera.

La meditazione di consapevolezza è al contempo semplice e complessa, poiché spesso opponiamo automaticamente resistenza al cambiamento. Nonostante il desiderio di cambiare, la nostra mente va in direzione opposta e lo evitiamo. Nell’Analisi Transazionale, questo meccanismo è definito “copione”, una tendenza che ci porta a vivere una vita condizionata dal passato, senza consapevolezza del presente. John Kabat-Zinn chiama questo funzionamento il “pilota automatico”.  Bisogna quindi fermarci per comprendere chi siamo e concentrarci sulla modalità di essere, senza l’urgenza di cambiare. Parte della pratica consiste proprio nel cessare lo sforzo a reagire e nel lasciar andare pensieri, progetti e preoccupazioni. Accogliere anziché respingere ciò che non ci piace e non essere schiavi di ciò che ci piace. Il discernimento diventa così parte integrante della pratica.

Il gruppo “Attimi” nasce con l’obiettivo di offrire una lettura e una pratica della mindfulness, coniugando le nostre conoscenze e le nostre esperienze sia come praticanti di mindfulness sia come psicoterapeuti formati in Analisi Transazionale, Psicoterapia Integrativa e Psicoterapia Corporea.

Per chi vuole approfondire:

La pratica della meditazione mindfulness ha origine con John Kabat Zinn, il quale, dopo aver dedicato molti anni alla meditazione buddhista in varie forme nelle tradizioni Theravada e Zen sotto la guida di diversi maestri, ha introdotto questa pratica nell’ambiente ospedaliero dove lavorava. L’intenzione era quella di assistere i pazienti che affrontavano sofferenze sia fisiche che psichiche, aiutandoli a alleviare dolore e fatica. La sua iniziativa ha ottenuto un vasto seguito, e, oggi, possiamo constatare che migliaia di persone utilizzano la meditazione mindfulness per ridurre gli stress della vita.

La meditazione mindfulness rappresenta quindi un’interpretazione occidentale delle tradizioni meditative orientali. La filosofia buddhista, alla base della Mindfulness secondo la traduzione di Kabat-Zinn, condivide una saggezza di grande valore per noi occidentali. Il suo messaggio fondamentale è semplice e si basa sulle quattro nobili verità di Buddha: l’esistenza della sofferenza; le radici della sofferenza; la possibilità di superare la sofferenza; il superamento effettivo della sofferenza.

È importante sottolineare che, in questa prospettiva, la sofferenza è vista come una risposta o reazione al dolore. Possiamo reagire al dolore, sia fisico che psicologico, con avversione, mancanza di accettazione e, di conseguenza, con rabbia e resistenza: l’avversione genera sofferenza.

Un altro modo di reagire al dolore è l’attaccamento a come vorremmo che fossero le cose, alimentando desideri di una realtà diversa.  Anche desideri apparentemente piccoli possono creare sofferenza.

La terza fonte di sofferenza risiede nell’ignoranza, ovvero nel rifiuto di vedere le cose così come sono, nella non accettazione della realtà. Anche la confusione genera sofferenza.

Questi tre modi di rispondere al dolore, l’avversione, l’attaccamento-desiderio e l’ignoranza, sono considerati “veleni” per la nostra mente.

La meditazione mindfulness, con la presenza mentale e fisica nel qui ed ora, in contatto con il corpo ed il respiro, in modo accogliente e non giudicante, ci aiuta a conoscere la mente, i suoi “veleni” e a intraprendere il cammino verso la non sofferenza.

Pur essendo una filosofia apparentemente semplice, non è facile da attuare poiché siamo facilmente vittime della nostra mente confusa, avversiva con desideri vari che ci portano lontani dalla nostra possibilità di essere sereni.

La Mindfulness è stata sviluppata da Kabat-Zinn, partendo dalle radici buddhiste, in una forma e con un linguaggio terapeutico adattati all’Occidente.

Nel contesto della psicoterapia, la Mindfulness, sia per i terapeuti che per i pazienti, può avere un impatto significativo: aiuta i terapeuti a essere presenti, accoglienti ed empatici con i loro pazienti, mentre per i pazienti stessi rappresenta un modo di vivere la propria vita con serenità, imparando via via una “modalità dell’essere”, piuttosto che rimanere ancorati alla “modalità del fare”.

Come applicare concretamente la filosofia e la meditazione mindfulness è ancora un po’ da scoprire, nonostante ci siano numerosi studi e ricerche che sostengono l’utilità della Mindfulness per gli psicoterapeuti e in alcune forme di psicoterapia.

Il nostro gruppo Attimi nasce con l’intenzione di studiare le ricerche e fare le nostre esperienze. Con basi in Analisi Transazionale, Psicoterapia Integrativa e Psicoterapia Focalizzata sul Corpo, intendiamo integrare le nostre esperienze e sviluppare la mindfulness all’interno del contesto psicoterapico dell’AT e dell’IP.